Pensare e creare, pensare è creare, il pensiero crea, la creatività attiva il pensiero?
Il tema della creatività, dell’immaginazione, del pensiero “fuori dagli schemi”, è territorio ancora sconnesso su cui posare i passi.
Munari distingue in modo rigoroso fantasia, invenzione, creatività, facendole convergere sull’immaginazione, la costante che unisce queste facoltà è, per certo, l’intelligenza.
Non si dovrebbe avere nessun tipo di esitazione nell’appoggiare il pensiero creativo e, anzi, nello stimolarlo, coltivarlo, incoraggiarlo come una ricchezza scintillante.
Scintillante pare il termine più idoneo da accostare al pensiero, all’immaginazione.
Tutti abbiamo ben presente, infatti, la connessione tra idea e lampadina che si accende, la famosa illuminazione che permette di attraversare le tenebre del dubbio e spandere la sua luce sulla civiltà.
Spontaneamente si affacciano nella mente l’Illuminismo e l’idea di libero pensiero di Kant.
Libero uso della ragione, immaginazione; questi concetti cui si arriva seguendo il flusso di associazioni, sono estremamente legati all’infanzia.
Tutti siamo persuasi della capacità dei bambini di far viaggiare la mente al di sopra di convenzioni, di concetti precostituiti, di immaginare mondi nuovi, originali, di creare tragitti liberi da strade e coordinate usuali.
Proprio l’infanzia è il momento in cui maggiormente si è assoggettati a dettami, imposizioni, critiche e inviti a sostare nella realtà data.
Se l’immaginazione viene associata alle giovani menti come una dote spontanea e innata, agli adulti va associata l’incapacità di lasciarla esprimere.
A dispetto di quanta luce emanano i bambini, infatti, con un bel paio di occhiali da sole i grandi spargono la conoscenza assoluta tra le loro mani su queste piccole sprovvedute creature…
Siamo così abituati a etichettare il bene e il non bene, il sì e il no, a tracciare confini entro cui evolvere, tanto da negare la libertà di immaginare?
Sembrerebbe di sì.
La creatività viene ritenuta una capacità da assoggettare all’utilità.
In questa prospettiva le lacrime di un coccodrillo che rendono dolce l’acqua in cui si riversano, una luna che emana luci multicolori o un libro di idee strampalate, non saranno certamente considerati un arricchimento per nessuno, meno che mai per un bambino che deve apprendere le leggi della realtà in cui intraprende il suo viaggio di conoscenza.
Se questo fosse vero sarebbe possibile per la civiltà avanzare?
Se ad ogni bambino, considerato portatore spontaneo di fantasia, venisse disattivata la capacità di immaginare, il nuovo, il non conosciuto, svanirebbero, lasciando posto a un deserto di idee precostituite che, nell’impossibilità di essere rivisitate, respirate con nuova energia e colore, perderebbero ogni impatto vitale e di sviluppo.
I bambini però non sono, come si crede, provvisti di questa naturale creatività illimitata; se le idee e la possibilità di trasformarle non sono loro fornite, anche l’infanzia perde il potere magico della fantasia.
La fantasia è la prima forma di intelligenza, la prima possibilità di immaginare nuove soluzioni, nuove procedure, nuove strategie.
È ormai risaputo che le persone creative tendano a uscire dalle strade conosciute, sperimentando nuove soluzioni, questo pensiero è denominato divergente e porta con sé un grande potenziale innovativo.
È possibile allenare questo tipo di pensiero e la creatività?
La certezza da cui si può partire è che le informazioni, i dati, le scoperte, sono certamente in grado di stimolare il pensiero e, anche per la creatività, è dunque importante far sì che ci siano esperienze ed elementi che ronzino per il cervello.
Perché questo ronzio di idee si avverta, quanto viene percepito dai sensi deve essere significativo, attrarre l’attenzione, portare verso una riflessione.
Si deve lasciare il pensiero libero di seguire le proprie suggestioni e traiettorie su quanto incontrato.
Questi gli ingredienti essenziali per la capacità di creare della mente.
Se si trasporta tutto questo nel contesto scolastico, luogo principe, ancora, della conoscenza, appare chiaro come ci si debba sdoganare dal concetto tradizionale e limitante della trasmissione del sapere.
Non si vuole in alcun modo stigmatizzare l’importanza della lezione frontale, né tantomeno sminuire il ruolo dell’insegnante, ma certamente creare un modus operandi scolastico in cui le risposte non siano fornite e basta, ma siano ricercate, scoperte, gustate e introiettate così, positivamente e significativamente, da quanti sono coinvolti nel processo di apprendimento.
Ogni giorno, lavorando con i bambini, mi rendo conto di quanto la loro attenzione, la loro “luminosità” aumentino vertiginosamente quando possono tracciare il loro personale percorso di conoscenza attraverso domande e sollecitazioni, riflessioni e condivisioni che, indiscutibilmente, li rende degli studenti in grado di comprendere non solo le nozioni, ma la meravigliosa via del pensiero, la riflessione, creando una naturale propensione alla conoscenza e alla curiosità, mentre si fa strada la logica, tra tentativi di risposte che cavalcano la fantasia lasciata libera.
I bambini hanno bisogno di credere, credere nelle loro personali capacità, prima ancora che nella fantasia, dunque lasciare spazio alle loro osservazioni e condurle nella direzione dell’illuminazione è qualcosa che porta conoscenza e crescita personale al contempo.
Si deve incoraggiare l’espressione personale di ognuno, l’inventiva, creando, così un clima stimolante per la conoscenza e la sperimentazione.
In questo percorso di idee la creatività artistica è certamente da incoraggiare, essendo una possibilità di arricchimento di prospettive e un modo libero di esprimere la propria personalità, senza essere giudicati.
Il giudizio è, indiscutibilmente, da tenere lontano quando si tratta di opinioni ed espressioni personali: si può guidare alla comprensione, non stigmatizzare quanto emerge in un percorso di personale crescita.
Quanto di positivo viene coltivato produrrà lungo la strada più di quanto si possa sperare.
Uno strumento di pensiero conosciuto e da tenere a mente è quello di Buzan delle mappe mentali.
Questa metodologia porta in sé la magia di associazione e immaginazione, prediligendo la riflessione alla risposta chiusa, stimolando così il pensiero innovativo.
Insomma se l’immaginazione è un pianeta in cui i bambini possono arrivare senza difficoltà è altresì vero che si deve poterli pilotare in tale direzione attraverso la libertà di pensare, fornendo strumenti in cui incastonare i significati e le conquiste, così da avere delle menti pensanti, così da creare cultura.
Serena Ardissone, Docente scuola primaria.